Abstract

Il presente lavoro si propone di analizzare le implicazioni giuridico-filosofiche e politico-sociali del fascismo italiano a partire dalle pagine dell’accurato saggio di Hermann Heller, Europa und der Fascismus da cui emerge una feroce critica del positivismo giuridico e dell’irrazionalismo filosofico. Nella travagliata esperienza della Repubblica di Weimar tra i vari studiosi che manifestarono un profondo interesse per l’esperienza fascista, un posto di grande rilievo spetta senza dubbio a questo giurista tedesco. Com’è noto, Heller non fu uno studioso conservatore, ma un pensatore socialdemocratico, anche se la sua concezione del socialismo rimane ancora anomala perché rifiuta i due postulati principali del programma politico del Partito Socialdemocratico Tedesco: l’internazionalismo e il materialismo dialettico. L’originalità della sua critica al fascismo italiano risiede nella sua capacità di aver compreso, in tempi non sospetti, che l’ideologia fascista non fosse basata su un programma politico ben articolato ma un coacervo di idee del tutto eterogenee, all’insegna di una sorta di relativismo intuitivo.

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