Abstract
Mentioned in the Qur’an and ḥadīṯs, described by Muslim treaties of medicine, and celebrated in the literature and visual arts, effeminates have a central place in Persianate culture, as indicated by the fact that Persian language has a rich vocabulary to define them. Poetry also abounds of aesthetic and erotic descriptions that turn effeminates into objects of desire, at time sublimating them with mystic fervour, at other times celebrating them more prosaically and physically. Through a diachronic approach, the essay places these figures in a theoretical, socio-cultural and artistic-literary perspective.
Highlights
Di questa strana passione parlano molte fonti coeve che attribuiscono a vari fattori l’amore straordinario di Nāṣer od-Dīn per questo brutto anatroccolo, dalla volontà dello shah di affermare un suo protegé senza meriti per il gusto di farlo, al fatto che il sovrano si sarebbe rifugiato in un affetto disinteressato, lontano dalla diatribe delle mogli per affermare il diritto dei propri figli e dal presunto amore di questi ultimi verso il padre, ostentato solo perché interessati a succedergli sul trono
Mentioned in the Qur’an and ḥadīṯs, described by Muslim treaties of medicine, and celebrated in the literature and visual arts, effeminates have a central place in Persianate culture, as indicated by the fact that Persian language has a rich vocabulary to define them
Poetry abounds of aesthetic and erotic descriptions that turn effeminates into objects of desire, at time sublimating them with mystic fervour, at other times celebrating them more prosaically and physically
Summary
Ar-Rāzī (IX-inizi X secolo) si esprime per primo –dal punto di vista medico– nei confronti dell’omosessualità passiva maschile, etichettandola quale ubnah, e designando chi ne è affetto come ma’būn. E che fra le mansioni del paggi vi sia la scontata “compagnia” nei confronti del padrone, è, ancora una volta, confermato dalle parole di Kay Kā’ūs ibn Iskandar, sovrano della dinastia degli Ziyaridi regnante sull’Iran settentrionale, il quale, nel suo Libro dei consigli (Qābūs nāmeh), sorta di galateo composto e dedicato al proprio figlio e successore al trono, dedica un intero capitolo per delineare il paggio ideale da comperare, mettendo, quale primo requisito, la sua bellezza; quindi, dopo ampia disquisizione, raccomanda di non farsi portare giovani schiavi per la scelta nel momento in cui l’appetito. Ovviamente, però, non li critica per la natura dei loro amori omosessuale, né per la loro propensione per i bei volti dei fanciulli che egli considera “in accordo con la natura umana”
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