Abstract

<p>L'esperienza medievale dei Minori è caratterizzata dalla decisione di svolgere un ruolo attivo nelle realtà sociali nelle quali l’Ordine si inserisce. In questo quadro la consapevolezza teorico-politica francescana matura sino a cimentarsi con la questione dei requisiti che, da soli, possono legittimare l’autorità politica.</p><p>Se in Scoto la legittimità deriva in via esclusiva dall’espressione del consenso di coloro che volontariamente scelgono di conferire quel potere ad un’autorità, se in Ockham la legittimità del potere è condizionata da un duplice principio di circostanzialità e di efficienza funzionale, in Eiximenis la questione della legittimità è sottoposta a un duplice vaglio.</p><p>L'agire politico dell'autorità politica non può mai essere considerato un esercizio della <em>plenitudo potestatis</em> in ragione di un principio costituzionale: il reggitore di una comunità deriva il suo potere e la sua autorità non solo dal consenso ma da un patto convenuto che deve avere per oggetto esplicito gli ambiti ed i fini della sua azione. Il secondo vaglio è inerente ad una condizione coessenziale di legittimità: il potere ha una sua motivazione strettamente funzionale. L’autorità politica deve garantire, classicamente, pace e giustizia, ma anche farsi parte attiva di un processo volto al “millor estament de la cosa pública”, al miglioramento economico dei soggetti che costituiscono la comunità politica, ma anche di coloro che potranno entrarne a far parte attraverso precisi e ben delimitati percorsi inclusivi.</p>

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