Abstract

In Naples, as in several other cities of the Campania region (Italy), the word femminiello/femminella “traditionally” refers to effeminate men who behave and act as women. In the last decade femminielli/femminelle were the subject of a true heritagization process, intended to enhace and capitalize their “ancient identity”, now considered on the verge of extinction. Nonetheless, still today, people who self-identify as femminiello/femminella embody an “old-fashioned way” ideal of femininity, sometimes claiming the specificity of their local identity, and distancing themselves from the LGBTQI+ representations and identities. Based on the data collected during a long term fieldwork in Campania, this essay focuses on the processes of production, reproduction and manipulation of the femminielli/femminelle’ identities. More specifically by crossing literature and field notes, I will propose an analysis of the interactions between an orientalist and colonial imaginary that “produces” the femminiello/femminella as otherness (southern) and the reversal that occurs with the distinctive claim of gender experiences embodied by people who still identify as femminielli/femminelle. How do these imaginaries interact? And what implicit stereotypes lurk in such representations?

Highlights

  • Si vedanoNel panorama dei cosiddetti generi liminali,[7] il femminiello si è trovato così ad assumere una posizione distintiva in quanto soggettività urbana,[8] che appartiene agli strati sociali marginali e sottoproletari, venendo di fatto eradicato dalla dimensione della vita provinciale e/o agiata.

  • Lungi dal presentarsi in modo esclusivo entro lo spazio sociale così circoscritto, la posizione liminale del femminiello/femminella andrebbe considerata come una delle molteplici espressioni di quell’Orientalismo in un solo paese che storici, antropologi, sociologi, scienziati politici e studiosi di letteratura hanno da tempo problematizzato.[9].

  • Dopo aver ripercorso alcune delle più note descrizioni degli effeminati napoletani nelle principali fonti e nelle testimonianze storiche e scientifiche, mi dedicherò, nelle pagine che seguono ad offrire alcuni squarci etnografici che consentono di comprendere fino a che punto la patrimonializzazione del femminiello/femminella individui proprio nell’opposizione tra classi e ambienti sociali uno dei caratteri distintivi di questa particolare figura sociale.

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Summary

Si vedano

Nel panorama dei cosiddetti generi liminali,[7] il femminiello si è trovato così ad assumere una posizione distintiva in quanto soggettività urbana,[8] che appartiene agli strati sociali marginali e sottoproletari, venendo di fatto eradicato dalla dimensione della vita provinciale e/o agiata. Lungi dal presentarsi in modo esclusivo entro lo spazio sociale così circoscritto, la posizione liminale del femminiello/femminella andrebbe considerata come una delle molteplici espressioni di quell’Orientalismo in un solo paese che storici, antropologi, sociologi, scienziati politici e studiosi di letteratura hanno da tempo problematizzato.[9]. Dopo aver ripercorso alcune delle più note descrizioni degli effeminati napoletani nelle principali fonti e nelle testimonianze storiche e scientifiche, mi dedicherò, nelle pagine che seguono ad offrire alcuni squarci etnografici che consentono di comprendere fino a che punto la patrimonializzazione del femminiello/femminella individui proprio nell’opposizione tra classi e ambienti sociali uno dei caratteri distintivi di questa particolare figura sociale. A partire dai dati raccolti attraverso l’etnografia, mi concentrerò quindi sull’opposizione tra il femminiello/femminella e il ricchione o la ricchiona come riproposizione di quel pensiero dualista che squalifica e condanna uno dei due termini della relazione ad una imperitura alterità, che altro non è se non assenza di potere

Sul concetto di orientalismo di veda
58 Orientalismo e processi di patrimonializzazione dei femminielli napoletani
31 Si veda
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