Abstract

Nel 1934 lo scrittore statunitense Roger Shaw affermava che «il funzionamento dell’NRA (National Recovery Administration) è chiaramente il frutto di un adattamento in stile americano allo stato corporativo italiano». Lo stesso Mussolini riconosceva con orgoglio il segno del fascismo nel New Deal oltreoceano. Lo scopo di questo saggio non è però una comparazione storico-ideologica, grazie alla quale, peraltro, i più recenti lavori hanno mostrato che più che seguire il fascismo, il New Deal mostra l’ingresso nella politica americana di tendenze globali e che il precedente dell’NRA era il War Industries Board del 1917, più che la Carta del Lavoro di Alfredo Rocco e Carlo Costamagna. È ormai chiaro, inoltre, che il corporativismo fascista è stato un esperimento nazionale che ha goduto di fascino e circolazione transnazionale e atlantica. Il focus del saggio sarà invece la principale di queste tendenze globali, la nascita di un pensiero di piano, e quella che consideriamo il filo rosso che tiene insieme esperienze di riforma e ristrutturazione del capitalismo diverse e non confinabili alla storia dei totalitarismi e dell’avvento dei regimi autoritari. Il saggio analizza dunque in che modo, con quale peso e con quali effetti il pensiero di piano ha giocato nel fare dello stato corporativo fascista e del New Deal delle alternative alla pianificazione sovietica che si presentava minacciosa come l’unica alternativa reale al capitalismo.

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