Si presenterà in questo articolo una riflessione sulla cornice retorica bellica dominante in Italia durante la pandemia da Covid-19. La guerra causando sofferenza, privazione, devastazione e morte, rappresenta una minaccia costante all’ integrità fisica delle persone. Dopo l’epidemia di Sars del 2003, l’immagine drammatica della guerra che mette in pericolo la salute e la vita delle persone, è ritornata prepotentemente alla ribalta nel 2020. Al repertorio delle metafore belliche hanno attinto diffusamente non solo medici, politici, giornalisti, opinionisti, ma anche comuni cittadini. Dopo un excursus storico sul ruolo della metafora nella poesia e nei linguaggi specialistici, si passerà ad una riflessione basata sull’evidenza di un microcorpus nato dalla raccolta di duecento titoli di articoli di giornale, video, inchieste, sondaggi, libri e interviste collezionati sul web. I titoli selezionati sono una dimostrazione tangibile della pervasiva propensione degli italiani al ricorso alle metafore belliche e al lessico della guerra nella comunicazione quotidiana, giornalistica, politica e scientifica. Accomunare due fenomeni come la “pandemia” e la “guerra” è un’attitudine molto pericolosa. Si è visto infatti come quest’aggressività verbale abbia prodotto risultati non molto rassicuranti. Ci si auspica, pertanto, l’adozione in futuro di scelte lessicali e metaforiche meno belligeranti e violente e la loro sostituzione con una dimensione metaforica ispirata a principi e valori pacifisti, che incoraggino lo spirito di collaborazione, unità, solidarietà e responsabilità civile.