Scopo del presente contributo è delineare il perimetro entro il quale articolare una riflessione critica relativa alla questione della responsabilità giuridica connessa all’attività di Consulenza Etica in Ambito Sanitario (CEAS). Innanzitutto, saranno illustrate le ragioni per le quali ritenere che, al momento attuale, in Italia, la CEAS resa da un Consulente Etico singolo rappresenti il modello che meglio risponde all’esigenza di garantire un servizio di qualità ai pazienti e agli operatori sanitari. In secondo luogo, saranno analizzati gli elementi in base ai quali possa considerarsi ascrivibile in capo al Consulente Etico una responsabilità giuridica per violazione di una norma civile o penale. Infine, a partire dall’analisi dell’evoluzione giurisprudenziale e degli interventi legislativi di riforma in ambito sanitario, verrà avanzata una proposta in ordine alla disciplina applicabile all’operato del Consulente Etico in caso di danno procurato al paziente. Alla luce di quanto esposto, si tenterà di sostenere come il formale riconoscimento, anche giuridico, della figura del Consulente Etico possa risultare funzionale sia a dare contenuto all’effettivo ruolo svolto dal consulente nel processo di cura, sia a incentivare la stessa diffusione della cultura della CEAS, intesa come processo dialogico che ha lo scopo di contribuire al miglioramento dell’assistenza sanitaria mediante l’individuazione, l’analisi e la risoluzione dei dilemmi etici riconducibili alla pratica clinica.
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