Si espone una sintesi delle ricerche finora note sul Messiniano (Miocene Superiore) nell'area mediterranea, con qualche notizia marginale sul sottostante Tortoniano. La crisi di salinità messiniana è sempre stata considerata estremamente grave per la vegetazione. Si profila però ora un peggioramento del clima considerato drammatico nell'oligocene con clima glaciale ed ampliamento delle calotte polari. Nell'Italia Settentrionale esistono ricerche sulla formazione gessoso solfifera nelle colline presso Bologna. Negli interstrati marnosi si hanno accenni di ambiente palustre costiero, una stretta fascia di latifoglie termofile, una sovrastante fascia di conifere abbassata di quota dal deterioramento del clima. L'alternanza ritmica di bancate gessose e marnose sembra legata ad oscillazioni climatiche; le analisi polliniche mostrano un progressivo raffreddamento dalla base al tetto di ogni interstrato marnoso. Un livello basale, a contatto col Tortoniano, dovrebbe dare un'immagine della vegetazione all'inizio del Messiniano, che testimonia un clima nettamente più caldo dei livelli sovrastanti. Un giacimento a Carbonara Scrivia (Alessandria) ha filliti e pollini sui quali non è stata effettuata analisi, per il quale si è ipotizzato un clima temperato-caldo con variazioni ecologiche locali. Palinologicamente non utilizzabili sono ricerche condotte nella pianura lombarda per il drastico pretrattamento subito dai campioni, che può aver oltre tutto prodotto una selezione dei granuli in base alla resistenza del loro sporoderma. In Toscana il giacimento di Gabbro (Livorno) ha abbondanti filliti e un ricco contenuto in pollini, determinati con metodo formale e attribuiti poi per affinità a genere o specie. Il clima appare piuttosto secco, subtropicale; le igrofite del piano basale vivono in acque salmastre o lungo corsi d'acqua, mentre allontanandosi dalla linea di riva e alzandosi di quota si trovano foreste a Pino, Sequoia e Querce, poi formazioni arboree rade e savane con querce sempreverdi ecc. Per la Sicilia si hanno dati palinologici per sedimenti di una miniera presso Caltanissetta, che mostrano una maggiore termofilia di quanto riscontrato per i gessi bolognesi. Una sequenza Tortoniano-Messiniana presso Falconara ha solo testimonianze di distribuzione in fasce altitudinali con pollini di conifere giunti da lontano, piuttosto che di un peggioramento climatico, limitatamente alla parte premessiniana. Si hanno dati per l'Andalusia (Spagna meridionale) non sufficienti per la ricostruzione della vegetazione. Ricerche palinologiche datate (6.4 ± 0.2 M.Y. b.p.) nell'Ardèche, Francia mostrano un clima piuttosto arido e caldo. Molto dettagliati sono gli studi palinologici nelle evaporiti messiniane di Paghi presso Corfù in Grecia; ritroviamo anche qui la fascia di conifere superiore sovrastante ad una stretta fascia di querceto, nel quadro di un clima mitigato. La composizione «moderna» della flora del Messiniano è constatata in studi palinologici inerenti al Neogene della Turchia, mentre dati di Jaffa in Israele riguardano solo la fase precedente quella evaporitica e rivelano clima caldo e secco. Le analisi condotte in campioni del DSDP nel bacino levantino e in quello balearico mostrano clima moderatamente caldo premessiniano e piuttosto fresco all'inizio del Pliocene. Al sito 132, nel Tirreno, l'abbondanza di reperti palinologici permette di ricostruire quattro piani di vegetazione, che hanno servito per base allo schema di Boquet e che concordano coi reperti del Gabbro, con piante più o meno igrofite nel piano basale, una stretta fascia di latifoglie termofile, e una di conifere, ribassata verso livelli inferiori dal peggioramento del clima. Il Messiniano sembra aver avuto nel Mediterraneo una prima parte più calda e asciutta e una seconda più fresca e umida; questo ovviamente in linea generale e con le variazioni che possono essersi verificate ad esempio in locali microambienti. A completamento di quanto esposto sulle ricerche palinologiche vengono ricordati altri contributi non paleobotanici che possono essere molto validamente utilizzati per le ricostruzioni paleoclimatiche. Si tratta delle ricerche sui piccoli roditori, che già hanno permesso di costruire interessanti curve climatiche. Di recente, sono stati condotti studi sui minerali delle argille (smectite, illite, clorite, ecc.) la cui formazione è influenzata dalle condizioni climatiche sul Messiniano e su altri periodi soggetti a importanti cambiamenti ecologici richiedono una ben coordinata integrazione fra i diversi rami della scienza.
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