Abstract

L’articolo propone un’analisi del rapporto fra musica e linguaggio, a partire da due approcci semantici alternativi, con un duplice obiettivo: 1) illustrare le conseguenze di diverse teorie del significato per la comprensione della musica; 2) capire quale impostazione risulta più appropriata per rispondere alle istanze teoriche poste da questo confronto. Le prospettive prese in considerazione, privilegiando diversi aspetti del fenomeno musicale, sembrano sostenere istanze non conciliabili. Da un lato, la prospettiva referenzialista evidenzia il fatto innegabile che la musica suscita interpretazioni, contenuti, significati, accostando in questo modo la musica alle lingue storico naturali e alle loro capacità denotative, dall’altro l’analisi semiologica descrive la musica come materia acustica organizzata, il cui unico contenuto consiste nell’esibizione di rapporti formali. Le rispettive istanze possono coesistere spostando il centro del confronto dai prodotti delle attività linguistiche e musicali, al tipo di operatività esibita dai due fenomeni, prendendo come radice comune delle due attività (linguistica e musicale) la capacità generale di articolare segni, delineata da Saussure nel Corso di Linguistica Generale. Una volta posta questa prospettiva, diventa possibile conciliare le istanze contenutistiche dell’interpretazione musicale insieme con la sua descrizione formale e porre il confronto in termini produttivi.

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