Abstract

La satira è un paradigma estremo della libertà di espressione, ma esistono incertezze sulla sua definizione concettuale e sulla relativa disciplina giuridica. Lo sviluppo della comunicazione ha prodotto numerose figure letterarie simili tra loro come la cronaca (una registrazione impersonale e non interpretativa di fatti accaduti), la critica (analisi soggettiva e giudizio relativi a fatti accaduti) e la satira (critica sarcastica di personaggi, comportamenti, modi di fare individuali con scopo di denuncia sociale). Gli elementi che caratterizzano la satira, sviluppatisi nel corso dei secoli, sono sostanzialmente due: attenzione alle contraddizioni (della politica, della società, della religione, della cultura) e intento moralistico per promuovere un cambiamento sociale. La satira religiosa colpisce il potere ecclesiastico e le sue contraddizioni, ma colpisce anche i simboli religiosi e i contenuti delle religioni. Ne conseguono differenti conseguenze giuridiche. Quando colpisce il patrimonio di fede dei credenti essa non è accettabile. La satira religiosa genera una specie di conflitto tra differenti valori costituzionali, e cioè tra il diritto alla libera espressione del pensiero e il diritto alla reputazione e alla tutela del sentimento religioso. Il diritto di satira in generale è riconosciuto dagli ordinamenti giuridici (sia internazionali, sia nazionali) come diritto soggettivo di rilevanza costituzionale, che deriva dalla libertà di espressione e di pensiero. Pensiero, coscienza e religione – per esempio nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – sono omologhi (come beni giuridici o valori etici). Pertanto pensiero, coscienza e religione non possono essere in contrapposizione tra loro. Notevoli incertezze esistono sulla disciplina giuridica del diritto di satira, che non può mai offendere i diritti fondamentali della persona, la sua dignità, la sua reputazione. La Carta di Nizza ha favorito un orientamento, che considera il diritto di libera espressione nella sua forma più ampia ed espansiva. È tuttavia sempre stato affermato il valore prevalente dei diritti umani fondamentali, che non possono essere offesi dall’esercizio del diritto di satira. Negli ordinamenti giuridici nazionali, la forza del diritto di satira consiste nel riconoscimento del suo rango costituzionale, ma anche nei limiti che deve avere. La giurisprudenza ha elaborato i vincoli “formali”, tra i quali i più importanti sono il limite della continenza e della funzionalità.

Highlights

  • Satire is an extreme paradigm of freedom of expression

  • uncertainties exist about its conceptual definition

  • subjective analysis and judgment relating to events

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Summary

NECESSITÀ DI UNA DEFINIZIONE DEI CONFINI CONCETTUALI

La satira può essere considerata come un paradigma estremo della libertà di espressione, ma le incertezze sulla sua definizione concettuale e sulla relativa disciplina giuridica sovente ne fanno un paravento dietro il quale giustificare ogni tipo di dileggio e di offesa. Lo sviluppo della comunicazione ha prodotto numerosi strumenti e figure letterarie abbastanza simili tra loro come la cronaca, la critica e la satira, le quali costituiscono un forte veicolo comunicativo, perché ricostruiscono emozioni “relative a un certo periodo storico e a un certo contesto”[1] tanto da condizionare il pensiero e la vita delle persone. È necessario, quindi, distinguere le diverse figure anche al fine di individuare nel modo migliore la disciplina giuridica idonea a tutelare i diritti corrispondenti (sebbene tutti riconducibili al diritto di libertà di espressione) e a stabilire il giusto e graduato riferimento con la verità

LA CRONACA
LA CRITICA
LA SATIRA
LA PECULIARITÀ DELLA SATIRA RELIGIOSA
IL DIRITTO DI SATIRA COME DIRITTO SOGGETTIVO
I LIMITI DEL DIRITTO DI SATIRA
LA SITUAZIONE IN ITALIA E L’INTERVENTO DEI GIUDICI
CONCLUSIONI

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