Abstract

Pap Abdoulaye Khouma è considerato il precursore della letteratura della migrazione in lingua italiana. Infatti si inserisce nel filone autobiografico, proprio delle opere iniziali di narrativa migrante. Se, nella prima opera Io, venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar, Parigi e Milano del 1990 racconta, attraverso una scrittura curata dal giornalista Oreste Pivetta, la sua storia di migrante, nelle altre opere raggiunge un’autonomia linguistica che gli permette di ‘viaggiare’ da solo tra le pagine della propria vita e di utilizzare lo stile che più ritiene aderente ai contenuti narrati. Il contributo si propone di analizzare le opere dell’autore, per tracciare la parabola letteraria e il difficile percorso compiuto dallo scrittore che, da semplice vu cumprà nelle spiagge, con la volontà e la determinazione riesce da solo ad imparare la lingua italiana, facendone uno strumento di libertà.

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