Abstract

Nell’affrontare la storia del rapporto di Cesare Pavese con la lingua e la cultura greca, il contributo si concentra sulle traduzioni private svolte durante il confino a Brancaleone calabro (1835-1836). Questo periodo segna un punto di svolta nell’apprendimento del greco, che influenzerà anche la sua successiva produzione creativa. Le particolarissime scelte di traduzione che l’autore compie sono analizzate nel contributo a partire dalla traduzione del Filottete sofocleo (vv. 1-169), di cui si fornisce l’edizione critica e il commento.

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