Abstract

Le pagine che seguono presentano un percorso di esplorazione di alcuni romanzi scritti in lingua inglese da autori originari del continente africano e selezionati dall’editoria milanese negli anni Cinquanta – un decennio che consente di osservare gli esordi di un panorama editoriale in rapida evoluzione. Dopo la fine della guerra, alla curiosità per l’esotico e l’avventuroso si aggiunge – per gli intellettuali, gli editori, e anche per un crescente numero di lettori – il desiderio di una netta discontinuità con le politiche culturali del fascismo; questo favorisce diversi percorsi di sperimentazione editoriale e un’apertura alle letterature straniere senza precedenti. La regione sudafricana spicca nel pur esiguo panorama dei libri che giungono sul mercato italiano negli anni Cinquanta; dal Sudafrica provengono due delle narrazioni analizzate in questa sede, Piangi, terra amata (Cry, the Beloved Country), di Alan Paton (Milano, Bompiani) e Il sentiero del Tuono (The Path of Thunder), di Peter Abrahams (Milano, Baldini & Castoldi). A queste, si aggiunge un romanzo proveniente dal Lesotho, Fuoco nero (Blanket Boy’s Moon), di Peter Lanham e Atwell Sidwell Mopeli-Paulus (Milano, Ugo Mursia). Si offre qui un’analisi di alcuni aspetti delle tre opere selezionate per illustrare scelte editoriali piuttosto audaci per il periodo, che non soltanto aprono finestre su mondi lontani a lettori ignari dell’esistenza delle letterature africane, ma scelgono anche di non ‘addomesticare’ l’incontro con culture e linguaggi profondamente diversi, proposti attraverso traduzioni molto attente all’alterità della cultura di partenza.

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