Abstract

Nella dottrina e giurisprudenza italiane degli ultimi 30 anni si dibatte della risarcibilità o meno del profilo non patrimoniale del danno patito dal padrone per l’uccisione del suo animale d’affezione (cosiddetto “danno interspecifico”). La Corte di Cassazione con un orientamento fermo, e ancor oggi attuale, ne esclude la risarcibilità; mentre presso la giurisprudenza di merito si sta consolidando sempre più un orientamento favorevole anche in base: ai dati che progressivamente emergono dalle conoscenze delle scienze della vita sugli animali, all’evoluzione del concetto di famiglia, alle prassi socio-culturali. Il testo analizza lo stato attuale del dibattito con ampi riferimenti di dottrina e giurisprudenza, focalizzando l’attenzione sui fondamenti giuridici delle argomentazioni.

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