Abstract

Nell’articolo si tenta di mettere in evidenza come le discontinuità sul piano del metodo scientifico e nel valore di riferimento tra la vecchia e la nuova cultura del mercato, il neoliberismo, abbiano finito col tradursi in una diversa utopia che non è più quella della società resa efficiente dall’agire della concorrenza, ma è quella centrata sulla competitività delle imprese e sulla libertà di azione dei grandi gruppi multinazionali. Un’utopia che viene raccontata come se fosse sorretta dall’idea forte di scientificità della vecchia cultura del mercato, ma il cui percorso scientifico può essere assimilato piuttosto all’invenzione della verità di de Finetti.

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