Abstract

Una lunga indagine bibliografica ha permesso di rintracciare, presso la Biblioteca Casanatense di Roma, un manoscritto sulle farfalle che si credeva perduto, realizzato intorno al 1715 da Saverio Scilla, pittore e naturalista messinese (1673-1735). La sua consultazione ha rivelato la presenza, all’interno dei tre volumi che lo compongono, di 211 farfalle dell’Italia centrale conservate fra due lamine di mica. Sono presenti oltre 100 specie di lepidotteri Ropaloceri ed Eteroceri appartenenti a 21 diverse Famiglie. Si tratta della prima raccolta italiana di lepidotteri conosciuta, realizzata fra il 1701 ed il 1714, e di una delle più antiche collezioni entomologiche pre-linneane al mondo, giunta quasi intatta fino ai nostri giorni. Il suo valore storico, documentale e scientifico è inestimabile. Costituisce un’importante testimonianza della fauna di lepidotteri diurni e notturni italiani degli inizi del XVIII secolo. Fornisce un’ampia visione su un metodo di conservazione dei lepidotteri, assai diffuso in Europa nei primi decenni del Settecento, che ne ha garantito, nel corso di tre secoli, la protezione da attacchi di parassiti e di altri agenti esterni. È infine un’opera unica nel suo genere, perché affianca in maniera originale alla collezione delle farfalle un testo illustrativo e più di 400 disegni acquerellati degli stadi preimaginali, realizzati con una precisione del tratto ed una corrispondenza scientifica al soggetto reale che non ha eguali nelle opere coeve. L’Autore del presente contributo fornisce prima alcuni cenni biografici su Saverio Scilla e sul padre Agostino, che ne influenzò significativamente la formazione artistica e naturalistica. Ripercorre poi le tappe che gli hanno consentito di ricostruire la storia del manoscritto e di accertare l’esistenza di due sue copie, realizzate da altre mani, con caratteristiche proprie e in cui le farfalle sono sostituite da disegni ad acquerello. Fornisce un’approfondita analisi della struttura esterna del manoscritto e del suo stato di conservazione. Passa infine ad esaminare separatamente le tre principali componenti dell’opera: collezione, disegni e testo illustrativo. Due appendici completano il lavoro. La prima contiene l’elenco di tutte le specie con esemplari preparati identificate all’interno della collezione. La seconda presenta l’indice sinottico del manoscritto, che include i titoli dei capitoli e le denominazioni originali assegnate da Scilla alle specie trattate, accompagnate dal binomio scientifico attuale.

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