Abstract


 L’articolo prende in considerazione due attestazioni documentarie relative a Giovanni Pisano. La prima è solo presunta: consiste nella proposta, venuta nel 1994 da Andrew Ladis, di riconoscere il grande scultore tra gli affiliati alla Compagnia dei Raccomandati al Crocifisso, una confraternita di ‘disciplinati’ che rappresentò la più importante realtà del laicato devoto a Siena in età tardomedivale. Si è creduto di poter identificare Giovanni Pisano nel confratello “Giovanni dell’Uopara”, ma in realtà quest’ultimo corrisponde più precisamente a un magister lapidum attestato nel cantiere del duomo di Siena e morto prima del 1318, Giovanni/Vanni di Palmiero, detto appunto “Giovanni dell’Opera”. L’altro documento, qui messo in valore per la prima volta, rappresenta l’ultima attestazione in vita di Giovanni Pisano: in qualità di cittadino senese, negli ultimi mesi del 1318 fu valutato l’edificio di sua proprietà in prossimità della cattedrale. È un’attestazione che permette di gettare nuova luce sugli ultimi anni di vita del grande artista, che dovettero avere Siena come scenario, e di ripensare la destinazione di un’opera come la Madonna col Bambino oggi nei Musei Statali di Berlino.

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