Abstract

RiassuntoDalla condizione di emergenza le società contemporanee sembrano non riuscire più a venir fuori. L’avvento di un ordine delle relazioni umane contrassegnato da crescente benessere materiale e da una omogeneità culturale sempre più marcata, in direzione di una costruenda cosmopoli, pare ormai un progetto fallito. Molti osservano che il ricorso costante a strumenti di governo giustificati da situazioni di necessità costituisce un oggettivo elemento di trasformazione delle strutture istituzionali delle liberaldemocrazie, che in realtà manifestano così una tendenza verso logiche autoritarie per gestire la conflittualità che sempre più turba le collettività contemporanee. Piuttosto che rifiutare di utilizzare la categoria di stato d’eccezione come concetto in grado di cogliere parte dei processi in corso, è il caso di sottolinearne l’attualità. Allo stesso tempo e proprio per ciò appare necessario rifiutare nettamente il perpetuarsi di azioni amministrative straordinarie, autolegittimantesi con l’evocazione della condizione eccezionale. Poiché esse non sono compatibili con i principi delle democrazie costituzionali. Non solo perché in contrasto con il modello dello Stato di diritto ma perché, ancor di più, determinano un vero e proprio soffocamento del processo democratico.

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