Abstract

Il presente contributo pone l'accento sull'intreccio tra arte tessile e narrazione autobiografica come strumento per portare in luce e ri-definire le storie che l'individuo si trova "cucite addosso" a sua stessa insaputa sin dalla nascita (Mancino, 2021) e che rimandano ad un ambiente non solo fisico, ma anche familiare, sociale e culturale. Viene fatto, in particolare, riferimento ai lavori di Giovanna Del Grande, fiber artist e membro del Gruppo di Ricerca "Trame educative" dell'Università degli Studi di Milano-Bicocca. L'artista da tempo utilizza la metafora tessile in contesti pedagogico-formativi per promuovere e valorizzare la narrazione di sé in soggetti adulti, con un me-todo che consiste nel mettere le persone in condizione di dar voce e, al tempo stesso, nuova vita al proprio archivio tessile, ovvero alle stoffe e agli indumen-ti riposti nell'armadio e non più utilizzati. Dopo aver illustrato il modo in cui Del Grande invita, nel corso dei suoi work-shop, a ricavare da tali archivi tessili dei tessuti cui dare nuova forma e nuova vita attraverso ago, filo e parole, l'articolo pone l'accento sul progetto "Pelle 2", che tratta della realizzazione di una "tunica narrante", personalizzabile con immagini, decorazioni e parole che la rendano una vera e propria "autobiogra-fia tessile" e che la fiber artist ha in progetto di sperimentare prossimamente con le detenute impiegate nella sartoria del carcere di Pozzuoli.

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