Abstract

Il contributo intende approfondire il rapporto tra pedagogia, economia e comunità a partire dalle “inattuali” riflessioni di Pier Paolo Pasolini intorno a due termini: progresso e sviluppo, così come le riporta in un suo articolo del 1973 inserito in Scritti Corsari. Il progresso (economico e sociale) lo vogliono coloro che non hanno interessi immediati da soddisfare, è dunque una nozione sociale e politica all’opposto dello sviluppo che invece è un fatto pragmatico e economico, poiché riguarda la produzione dei beni e dei valori legati al consumo di quei beni. La formazione del soggetto-persona deve contemperare una visione teleologica al “bene comune”, a quel senso di comunità che più espropria, in parte o per intero, gli uomini dalla loro “proprietà” più intima e più li tiene uniti da una “mancanza”, da un limite che assurge a collante etico-politico. La riflessione pedagogica, precipuamente se legata all’economia, ha il compito di veicolare leggi e valori legati all’educazione democratica: equità, uguaglianza di genere, senso del limite, partecipazione contro le logiche di mercato omologanti e neoliberiste.

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