Abstract

In questo saggio l’autore analizza la presenza dell’omosessualità, nonché dei suoi equivalenti simbolici della virilità lesa o diminuita, nella narrativa di Giorgio Bassani. In tale direzione, i testi bassaniani più significativi vengono considerati Gli occhiali d’oro (in cui il tragico protagonista è un omosessuale), Dietro la porta e L’airone, ma anche la figura di Alberto (e, in parte, dello stesso protagonista) nel Giardino dei Finzi-Contini e quella di Barilari in Una notte del ’43 sono oggetto di interpretazione tematica. L’autore del saggio cerca di mostrare che l’identità omosessuale non è da Bassani indagata in sé e legittimata ontologicamente, ma assume un puro valore di metafora dell’esclusione, anche violenta, quella che parallelamente colpì l’identità ebraica dopo l’emanazione delle leggi razziali in Italia. Secondo questa angolazione di lettura, il dubbio sulla “conformità” della propria sessualità, il timore di un’omologazione di essa agli stereotipi della propaganda di regime o (in Dietro la Porta) la proiezione liberatoria di questi ultimi su un personaggio antagonistico / alteregoico, sembrano abitare i protagonisti dei romanzi e dei racconti succitati e produrre, coi loro interrogativi deviati o elusi, i tormenti della falsa coscienza.

Highlights

  • In this essay the author analyzes the presence of homosexuality, as well as its symbolic equivalents of injured or diminished virility, in Giorgio Bassani’s narrative

  • The author claims that homosexual identity is not investigated itself and ontologically legitimized by Bassani, but takes the value of a metaphor for exclusion, even a violent one, as the one that struck, at the same time, Jewish identity after the enactment of Racial Laws in Italy

  • Marilena (2006): «Lo spazio vischioso: tracce weiningeriane in Dietro la porta», in Anna Dolfi e Gianni Venturi (ed.), Ritorno al giardino, una giornata di studi per Giorgio Bassani, Firenze 26 marzo 2003, Roma, Bulzoni, pp

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Summary

Le complicità di un narratore eterosessuale

Laccata di quello che la neoavanguardia chiamò sprezzantemente «Liala degli anni ‘60» (ma il coniatore della formula si spiega o si ravvede in Giuliani 2000), si aprono screpolature che alterano i connotati da Dorian Gray che Bassani ha cercato di imporre alla sua immagine di scrittura (su cui, Bertacchini 1960: 336; Citati 1962; Garboli 1969: 287; Voza 1970: 78; Bertolucci 1972; Fortini 1987: 252). Quando Bassani rilascia l’intervista sopra citata, non poteva sapere che Mann aveva avuto una storia con un Tadzio italiano; forse l’amica Marguerite Caëtani, la mecenate la quale affidò a Bassani la direzione della rivista Botteghe Oscure e il cui giardino di Ninfa ispirò quello dei Finzi-Contini rigorosamente inesistente a Ferrara (Fiorani 1991, conclamatamente, ma si veda già Geraldini 1962b, e Cavalli 1984: 168), gli rivelò anche la bisessualità della connazionale McCullers; e voglio ammettere che l’amico Soldati avesse confidato a Bassani il carattere autobiografico del suo romanzo e la sua esperienza pederastica in collegio coi gesuiti, ma di una possibile bisessualità di Zweig favoleggia oggi vagamente ma infondatamente solo qualche queer blog su internet. Per parafrasare Croce si avrebbe voglia di replicare a Bassani con un “perché non possiamo non dirci omosessuali, in dosaggio variabile”

Gli occhiali d’oro: due emarginazioni incomunicabili
Dietro la porta: proiezioni e diffrazioni della vergogna
Seduzione e impotenza
La sessualità dei goyim
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