Abstract

La sperimentazione lisztiana sulla forma ciclica e sulle tecniche di metamorfosi tematica viene generalmente associata ai capolavori del periodo di Weimar (la Sonata in Si minore, il Grosses Konzertsolo , la versione definitiva dei due Concerti). Pochi sanno che quelle soluzioni erano gia state impiegate vent’anni prima a Parigi, in un’opera rimasta inedita: il De profundis per pianoforte e orchestra, ‘salmo strumentale’ di ben 900 battute, che si articola in piu movimenti senza soluzione di continuita. Il contributo rimette al centro il lavoro del giovane Liszt, a lungo trascurato dall’indagine musicologica, individuandone i possibili modelli e la semantica delle strategie compositive. Viene ricostruito il contesto nel quale maturo la genesi dell’opera, con particolare riguardo agli influssi del dedicatario, l’abate Lamennais. Si propone quindi una lettura in chiave programmatica, che interpreta il De profundis come un ‘poema sinfonico’ ante litteram , sulla base di due fonti coeve: il libello lamennaisiano Paroles d’un croyant , nel quale il salmo 129 veniva declinato nei termini di un’escatologia sociale e politica, e il saggio di Liszt del 1834 sulla musica sacra dell’avvenire. L’analisi della partitura, unita all’approfondimento dello sfondo storico-culturale, fa luce sulle molteplici valenze del progetto lisztiano, chiarendo aspetti che i commentatori avevano sinora giudicato incomprensibili, come ad esempio il significato dell’intermezzo polacco, che irrompe come un corpo estraneo a meta del pezzo, o l’apparente contrasto tra la dimensione del sacro e la teatralita ‘mondana’ di certi passaggi. Nel De profundis sono gia racchiusi, con sorprendente preveggenza, gli esiti del Liszt maturo e, in questo senso, lo studio qui proposto non puo che giovare a una rinnovata comprensione dell’universo del compositore e della continuita della sua parabola.

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