Abstract

Il filo conduttore tra i saggi di Antonino Buttitta raccolti nei due volumi postumi Antropologia e letteratura (2017) e Vincere il drago (2022) è la riflessione sullo statuto dell’antropologia e sul posto che occupa fra altre discipline e saperi. È centrale il rapporto con la letteratura, con la sua capacità di cogliere e descrivere fenomeni sociali. Ma risulta importante anche il dialogo con le cosiddette scienze dure, per esempio nel mettere a fuoco alcune decisive peculiarità della specie umana. Un’analoga ricerca di equilibrio tra il lato più umanistico e quello più scientifico della disciplina si ritrova nella produzione di Alberto Sobrero, di cui si parla nel volume collettaneo È ora di andare (2022). La dimensione condivisa dell’intenzionalità e del linguaggio – che emerge in particolare nelle riflessioni di Sobrero sul narrare e di Buttitta sulla memoria – permette a entrambi di leggere l’esistenza individuale entro cornici storiche collettive che le danno senso e profondità, e che possono rappresentare, inoltre, un’idea laica di sopravvivenza.

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