Abstract

Il territorio corrispondente alla Palestina romana, attraversato dalla cd. Faglia del Mar Morto, è stato interessato molte volte da terremoti e tsunami che periodicamente hanno causato danni e distruzioni. Se ne trovano menzioni nelle fonti bibliche, letterarie e rabbiniche. Anche le indagini archeologiche hanno talvolta individuato i segni lasciati dai terremoti sulle strutture architettoniche. Numerosi sono gli studi che hanno raccolto la sequenza di tali eventi sulla base delle fonti, senza tuttavia un riscontro archeologico né una verifica più ampia sulle conseguenze per le città e la popolazione. Il presente contributo, attraverso un’analisi combinata di fonti e dati archeologici, intende affrontare uno studio su alcune città romane (Cesarea, Nysa Schitopolis, Gerusalemme, Ascalona, Sepphoris) per verificare l’impatto che gli eventi sismici hanno avuto sull’urbanistica e sulla vita delle città stesse, gli effetti sugli edifici e le modalità di reazione delle locali comunità. I risultati indicano che solamente il grande terremoto del 363 d.C. ebbe effetti significativi sull’organizzazione civile e sull’urbanistica delle città

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