Abstract
Come si diviene lottatori di làmb (lotta con i pugni senegalese) a Dakar? Informato da un’etnografia basata su un metodo di “partecipazione osservante”, questo articolo analizza le “tecniche di sé” dei lottatori concentrandosi sull’articolazione tra discorsi e pratiche corporee. In particolare, la descrizione di alcune situazioni di allenamento pomeridiano ci permetterà di esaminare i modi in cui ci si identifica come lottatori facendo corpo con l’ambiente socio-materiale di un’écurie (palestra di lotta) e in correlazione ai discorsi dell’onore eroico e della mascolinità guerriera presenti in Senegal. Attraverso queste descrizioni, mostreremo come i rapporti tra motricità e materialità, che presiedono alle “messe-in-oggetto soggettivanti” dei praticanti, rispondano a diversi regimi d’intensità, in cui giochi di verità e rapporti di potere divengono più o meno vincolanti. L’ipotesi sostenuta è che tali variazioni d’intensità nel training – diminuendo l’effettività dell’autocontrollo e della sorveglianza, lasciando spazio a opportunità ludiche e a una maggior fluidità nell’incorporazione della mascolinità guerriera – costituiscano il volano per una riappropriazione attiva e una messa in discussione dell’identità normativa di lottatore, sebbene messe in atto più attraverso la pratica che verbalizzate.
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