Abstract
Nell’osservare la barca a vela Raj quale unità sociale, il presente contributo analizza l’intreccio tra l’oggettualità e la spazialità della barca e il costituirsi dell’equipaggio ermenauta. In questo senso, si guarda alla materialità come elemento essenziale nell’azione e nella co-costruzione di oggetti e soggetti. Parallelamente, si dà conto delle micropratiche quotidiane che strutturano la circolazione dei saperi e le forme di convivenza a bordo, evidenziando i ricorrenti elementi di tensione, cura e negoziazione da cui sono strutturate. Infine, si prova ad ampliare il concetto di sapere nautico soffermandosi sulle articolazioni e sul reciproco implicarsi dell’abitare e del navigare. Il tentativo è dunque quello di guardare alla barca quale spazio di apprendistato tecnico e relazionale e come deposito di molteplici affetti e significati.
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