Abstract

Does a fantastic form in exist in experimental theatre? This essay starts from the Freudian concept of Das Unheimliche to analyze the latest considerations suggested by literary critics. The argument derives from a multidisciplinary perspective including not only theatrical studies but also aesthetic ones and psychoanalytical research on the uncanny, aiming to build a critical base that will be a useful landmark for some preliminary considerations about Italian contemporary experimental theatre. The essay therefore proposes an approach linking research about the uncanny with the semiological analysis of the constitutive elements of postdramatic theatre, with the aim of defining what the constitutive elements of a theatrical uncanny-fantastic might be.

Highlights

  • La ricerca sul fantastico sorta nel secolo scorso, e in principio orientata per lo più verso l’ambito letterario, ha successivamente volto l’interesse alle diverse forme dello spettacolo rilevando, nell’elaborazione di una definizione del fantastico stesso, nuove questioni epistemologiche

  • Si pone quindi un problema di definizione del fantastico nei confronti di una ricerca teatrale che nella maggior parte dei casi nasce da ben altri presupposti tra i quali, l’unico rintracciabile e in comune con la forma del fantastico tardo novecentesco e contemporaneo, è forse il desiderio di colpire il proprio pubblico, suscitare in esso determinate sensazioni-reazioni per mezzo di un sapiente montaggio e della scelta di immagini-archetipo che risveglino la memoria, collettiva o personale

  • La delineazione di una cornice, visibile o invisibile, diventa infine sia espediente per focalizzare l’attenzione su una determinata immagine o scena che mezzo di ostensione e voyeurismo: «windows are at the same time textual devices aimed at producing suspense and mystery, or at framing extraordinary events; and thematic elements, linked to nostalgia of the elsewhere, to oneiric contemplation» (Fusillo, 2004-2007: 1)

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Summary

Das Unheimliche

Il perturbante rientra in un genere di spavento che si riferisce a cose da lungo tempo conosciute e familiari. Ciò che sembra accomunare le esperienze vissute e quelle esperite dal lettore nella lettura è il fatto che un effetto di questo tipo si manifesta nel momento in cui viene meno la discriminazione tra immaginazione e realtà. Il perturbante può essere dunque definito un fenomeno che sorge dalla rappresentazione (letteraria) e dall’identificazione nella lettura; si potrebbe dire che è la realtà oggettiva della fantasia inconscia del lettore che torna alla coscienza. Come spiega Adam Bresnick (2001), dal punto di vista psicoanalitico un’opera artistica produce effetti reali nel pubblico ed è dunque qualcosa che si esperisce: anche Freud, infatti, attribuisce all’opera artistica un effetto estetico grazie alla sua funzione catartica. In considerazione di questi fatti, dobbiamo dunque ammettere che l’inconscio contenga non soltanto elementi personali, ma anche elementi impersonali, collettivi, in forma di categorie ereditarie, o archetipi. (Jung, 2004: 42)

Elementi per una nuova definizione
Destrutturazione e sospensione
Una questione ancora aperta
La parola alle immagini
A chi esita
Cicerone
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