Abstract
The text investigates nationalist thought during the Italian interwar years, tracing the rising of significant issues of economic policy, such as the Labour Chart, the founding of IRI, corporativism and colonial politics. Three economists were especially relevant: Vilfredo Pareto, Maffeo Pantaleoni and Enrico Barone. Anyway, in the field of political economy and law, two other personalities were even more crucial: Alfredo Rocco and Alberto Beneduce, who Mussolini trusted in terms of loyalty and competence. The topic is complex and requires further investigation. The alternate influence of the two during the long government of Mussolini, Rocco first and then Beneduce, is to be carefully considered as one of the main events of the Italian history under the Fascist regime
Highlights
Il nazionalismo economico incontrò qualche difficoltà a farsi spazio dentro o accanto a quello politico
Secondo Pareto, con il fatto che il fascismo aveva «trovato nel suo Capo un uomo politico affatto eccezionale» perché ha saputo usare il «suo potere con fermezza, ma anche con moderazione, evitando contemporaneamente debolezze ed eccessi»; nell’occasione, ammoniva che un governo dittatoriale deve saper dosare la libertà che concede ai cittadini; il consiglio è quello di limitarla ma non di sopprimerla
La seconda: il sostegno al fascismo di Pareto è particolarmente significativo perché è dovuto ad un autore che avrebbe dovuto essere più cauto ed avvertito in ragione della riflessione originale e complessa che aveva condotto sul modo in cui si organizza il potere politico
Summary
In quella che è stata felicemente chiamata come una ‘varia forma del nazionalismo’ italiano, l’apporto dei nostri maggiori economisti fu rilevante. L’adesione al movimento non può farsi risalire alla collaborazione ad uno dei tanti quotidiani o riviste che si usa ormai annoverare fra le pubblicazioni ‘nazionaliste’. Il nazionalismo, che molti fanno nascere attorno al 1908, visse fasi diverse, annoverò persone di differente collocazione ideale e politica, subì alcune scissioni, poté disporre dei più vari organi di stampa: ebbe insomma volti e contenuti un po’ diversi fino al momento della sua fusione-incorporazione nel Pnf che avvenne nel 1923. Lo stesso accadde per i nostri maggiori economisti, fra i più grandi nell’intero percorso del pensiero economico italiano, i quali scomparvero tutti fra il 1923 ed il 1924, ma dopo che avevano avuto modo di mettere in evidenza un apprezzamento sincero verso il nazionalismo politico, dovuto però a motivazioni assai diversificate. Ma quella voglia di innovare politicamente e culturalmente si poteva anche cogliere nelle precedenti riviste corradiniane, nelle quali si può scorgere l’attitudine a prospettare un sommovimento sociale e culturale che si poteva intravedere al di sotto delle apparenze della belle époque
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