Abstract

I seguaci del culto afro-brasiliano del candomblé si sentono oggi più che mai minacciati da vari pericoli, in particolare dall’aggressività delle chiese evangeliche. Il contributo pone alcune domande e formula alcune ipotesi da approfondire. È lecito chiamare in causa, per la situazione attuale, l’affiorare di nuove forme di razzismo? Il razzismo brasiliano, questa è l’ipotesi di ricerca, per il suo carattere fluido e ubiquo, interconnesso ad altri meccanismi di oppressione, assume anche l’aspetto di razzismo religioso? Se è vero poi che il candomblé si è trasformato da religione etnica a religione universale bisognerebbe opporsi o no alla reiterata percezione che si possa identificare un rapporto vincolante tra religione ed etnia? E, ancora, che ruolo svolgono le attuali contingenze socio-politiche, dovute al legame - mai ufficialmente dichiarato - del presidente Jair Bolsonaro e della sua famiglia al fondamentalismo evangelico, che si presenta come grande rivale e persecutore del culto afro-brasiliano? Senza entrare nel merito del dibattito politico, per il quale non si posseggono gli strumenti interpretativi, cercherò quindi di illustrare, nel corso del report, su quali linee di ricerca sto lavorando e su quali interrogativi, formulando alcune ipotesi appena abbozzate che vorrei condividere e quindi approfondire.

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