Abstract

I percorsi decoloniali e dei movimenti antirazzisti hanno prodotto importanti trasformazioni in termini di costituzioni di nuovi archivi letterari e culturali, promuovendo nuove riflessioni critiche e teoriche. In Brasile, a partire dagli anni Settanta, lo sviluppo dei movimenti Neri ha incentivato la creazione di importanti opere di letteratura afrodiscendente. Lo stesso è avvenuto, a partire dagli anni Novanta, per la letteratura prodotta da indigeni e indigene, inaugurando un vivace dibattito sul significato, sul ruolo e sulla definizione di queste letterature rispetto al canone nazionale. Nell’ambito portoghese, le attuali generazioni della post-memoria africana costruiscono oggi percorsi decoloniali legati alle proprie produzioni letterarie e culturali che interrogano le imposizioni della letteratura nazionale. Tuttavia, molte letture critiche tendono a diffidare dell’impatto di questi nuovi archivi letterari, sostenendo che l’eccessivo contenutismo o il posizionamento politico compromettano la ‘qualità letteraria’. Partendo da queste riflessioni, l’articolo intende analizzare il modo in cui – tra limiti e potenzialità – queste ‘letterature minori’ in lingue portoghesi dialogano tra loro, si influenzano, contribuiscono alla decostruzione della mitologia della lusofonia e alla costruzione di spazi di occupazione linguistica in una prospettiva decoloniale.

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