Abstract

Il presente contributo è il risultato di una ricerca etnografica incentrata sull’analisi dell’allattamento materno, da intendere come pratica del corpo attorno alla quale si condensano particolari significati sociali e culturali; infatti, lungi dal poter essere identificato solo con la sua funzione biologica e nutrizionale, l’allattamento risulta fortemente legato a norme, valori e relazioni che molto ci dicono sul rapporto tra i generi e in particolare sull’esperienza della maternità, sul ruolo della donna, sulle percezioni e sulle pratiche che interessano il corpo femminile. Il latte materno, allo stesso modo, veicola significati, appartenenze, alleanze e simboli, ben al di là della sua funzione di alimento che nutre e fortifica, divenendo anche “luogo” in cui si scorgono credenze e saperi che ne guidano l’utilizzo e la circolazione. L’esplorazione etnografica attraverso la quale vengono affrontate queste tematiche, parte dai quartieri popolari e marginali di Palermo e si spinge sino a Novara, nell’intento di instaurare una comparazione attraverso la quale sia possibile comprendere gli elementi che influenzano, favoriscono o scoraggiano la pratica di allattare al seno, in relazione ai dettami della comunità scientifica sanitaria che, oggi più che mai, insiste sulla sua centralità nella salute materno-infantile, dando alle madri indicazioni specifiche, e a volte additando come scorrette, imprudenti o irresponsabili coloro che non le seguono. Le testimonianze delle interlocutrici della ricerca dimostrano, invece, che ciò che davvero influenza le scelte, al di là dei buoni intenti, è il contesto sociale, la condizione economica e lavorativa, l’accesso alle risorse e ai servizi, i rapporti tra i generi e il background educativo e culturale: tutti elementi che determinano forme di accudimento che necessitano costantemente supporto e attenzione in molteplici forme: una «catena calda» di relazioni, condivisione e sostegno. L’indagine etnografica dialoga con la letteratura di riferimento attraverso un approccio fortemente transdisciplinare, dove la prospettiva antropologica risulta nutrita di studi di genere, sociologia, psicologia, storia sociale e pedagogia critica.

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