Abstract

L’articolo si propone di affrontare la riflessione sulla relazione tra pedagogia ed economia ancorandola a due focalizzazioni. La prima è rappresentata dall’agire razionale come calcolo fondato sulla competizione (come, ad esempio, nella teoria dei giochi) che invita a strutturare una certa fisionomia di homo oeconomicus. La seconda, che problematizza e in parte contraddice la prima, porta in primo piano la dimensione del “sentire” inteso come macchina – in senso deleuziano - che forma e con-forma gusti e habitus, intercettando e plasmando l’immaginario. Nel primo caso viene fondata una visione economica strettamente razionale e antagonista, nel secondo si mettono in gioco forze differenti che Lyotard riassumeva nell’espressione di “economia libidinale”. Lo sguardo pedagogico ha la possibilità di mettere in luce i contesti di apprendimento che vengono proposti, incentivati e implicitamente convalidati da entrambe queste premesse di fondo, misurandosi con la loro diffusione, a volte sottile e inattesa, nella sfera educativa

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