Abstract

The two extant versions of Gorgias’ Peri tou mē ontos (PTMO) have been preserved by an anonymous author (MXG) and by Sextus Empiricus (S.E.). Both versions have been differently interpreted by scholars who examine either the doctrine or the rhetorical-communicational dimen­sion (the first option being dominant). When comparing the PTMO with the rest of Gorgias’ works, the present paper aims to demonstrate that S.E. offers a more precise account of Gorgias’ modus argumentandi. Thus, S.E. shows the following, typical features of Gorgias’ demonstra­tive reasoning: 1) application of demonstrandum and quod erat demon­strandum, 2) continuous employment of reductio ad absurdum and 3) a refined formulation of the principle of non-contradiction (similar to the one in Pal. 25). The MXG, on the other hand, is accurate in the discussion of particular arguments (e.g. the third kephalaion), but presents an interpreter who is more interested in questioning Gorgias rather than doing justice to his thought. Hence, this article concludes that it was S.E., who had the text or at least a relatively accurate summa­ry of the PTMO.

Highlights

  • Le due versioni del trattato di Gorgia Περὶ τοῦ μὴ ὄντος ἢ Περὶ φύσεως (PTMO), trasmesse da Sesto Empirico (S.E.) nel Πρὸς λογικούς1 e da un Anonimo2 di area aristote

  • Both versions have been differently interpreted by scholars

  • the present paper aims to demonstrate that S.E. offers a

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Summary

Oltre le forme dimostrative

Oltre le strutture della dimostrazione, altri aspetti mi portano a privilegiare S.E. In S.E. si evidenzia bene l’utilizzo costante della reductio ad absurdum, argomentazione usata costantemente da Gorgia nelle sue altre opere. Egli appare più ‘compiacente’ e meno critico anche quando si trova di fronte a palesi sofismi come al § 69 in cui Gorgia fa interagire il problema della generazione e dell’eternità propri del piano temporale col piano spaziale dell’infinito e del contenuto/contenitore che poi segue al § 7022, attuando un passaggio troppo veloce. S.E. è anche più asciutto di fronte ad argomentazioni che potrebbero non essere in linea con la sua analisi come nel terzo caposaldo: infatti, egli riduce la trattazione a una veloce conclusione rimarcando l’impossibilità dei discorsi di comunicare la realtà esistente: questo gli permette di ribadire la mancanza del criterio per Gorgia. Sono manifestamente due cose non assimilabili (non c’è contraddizione nel pensare che una cosa infinita nel tempo possa essere finita nello spazio, come ad esempio il cosmo di Aristotele) e solo l’ambiguità, o più precisamente l’indeterminatezza verbale, può giustificare questo passaggio. Stra più attento a discutere Gorgia che a riportarlo, utilizzando anche diretti riferimenti a Zenone, Melisso, Leucippo

Considerazioni sulla fonte originale di Sesto
ST EFA NIA GIOM BINI

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