Abstract

Una ripresa secondo una dimensione pubblica del dibattito sulla giustizia distributiva in Sanità si è verificata in tempi recenti con l’introduzione dei nuovi farmaci antivirali ad azione diretta per il trattamento dei pazienti affetti da epatite C, estremamente efficaci nel curare la patologia ma dai costi esorbitanti. Obiettivo del presente contributo è di fornire un breve approfondimento sul tema dei c.d. “farmaci insostenibili”, esaminato sotto un particolare modello di giustizia distributiva, ossia l’egualitarismo, e secondo la prospettiva intergenerazionale. La conclusione è che ad oggi i sistemi sanitari stanno affrontando il problema della sostenibilità attraverso l’ottimizzazione della spesa farmaceutica, ma non sembrano ancora ben equipaggiati per affrontare l’eventualità di una divaricazione inaggirabile tra domanda e offerta di questa tipologia di farmaci. Quest’ultima va affrontata in riferimento all’idea di giustizia distributiva che ha una società, e più specificatamente, alla quantità di risorse che una società è disposta a pagare per la cura di un suo membro. Da ultimo, in termini di giustizia distributiva, l’idea – spesso supportata dalle analisi di farmacoeconomia – che sia giustificabile spendere una cifra molto elevata oggi per ricavare risparmi nel lungo periodo non è di per sé coerente con le principali teorie della giustizia, e necessita di argomenti a sostegno estrinseci ai loro presupposti teorici.

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