Abstract

In recent years a lot has been written about foreign migration in Italy, about the crossing of invisible borders that become liquid in the Mediterranean Sea, about the policies of exclusion that make Europe a fortress, about the narratives expressed by migrants and others actors who inform civil society of passages and invasions, less has been written on the crossing of borders by Italian emigrants. In this paper we want to analyze the relationship that has developed with borders by Italian emigrants, the role that these delimitations have assumed in the rhythms of life and socio-economic practices in the different national realities of the time, the importance of living on either side of a border in relation to being a desired or unwanted migrant and the representation of borders at the basis of some stereotypes, because borders, in the intertwining of their temporal, spatial and symbolic dimensions, have given life to numerous phenomena of differential inclusion.

Highlights

  • In recent years a lot has been written about foreign migration in Italy

  • about the crossing of invisible borders that become liquid in the Mediterranean Sea

  • about the narratives expressed by migrants and others actors who inform civil society of passages and invasions

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Summary

Introduzione

La fluidità della globalizzazione ha portato negli ultimi decenni a processi di scomposizione e ricomposizione dei confini, alla moltiplicazione, complessificazione e disseminazione delle demarcazioni, allo spostamento del controllo dei confini verso l’alto (attraverso le istituzioni e le politiche sovranazionali), verso il basso (con le istituzioni locali) e verso l’esterno (Ambrosini et al 2020). Molto si è scritto in questi ultimi anni sull’immigrazione straniera in Italia, sull’attraversamento di quei confini invisibili che si fanno liquidi nel Mar Mediterraneo, delle politiche d’esclusione che rendono l’Europa una fortezza, delle narrazioni espresse dai migranti e dagli altri attori che informano la società civile di passaggi e d’invasioni, meno invece sull’attraversamento dei confini da parte degli emigranti italiani. Nel presente lavoro si vuole analizzare il rapporto che si è sviluppato con i confini da parte degli emigranti italiani, il ruolo che queste delimitazioni hanno assunto nei ritmi di vita e nelle pratiche socio-economiche nelle diverse realtà nazionali del tempo, l’importanza del vivere al di qua o al di là di un confine in relazione all’essere un migrante desiderato o indesiderato e come la rappresentazione dei confini sia posta alla base di alcuni stereotipi, perché i confini, nell’intreccio delle loro dimensioni temporali, spaziali e simboliche hanno dato vita a numerosi fenomeni d’inclusione differenziale. È proprio perché l’accento della ricerca si rivolge all’atto dell’attraversamento e non al processo d’inserimento nel Paese di destinazione che si è scelto di utilizzare il termine emigrante e non di migrante, nella piena consapevolezza del fatto che le ricerche contemporanee preferiscono utilizzare la parola migrante per evitare di ingabbiare il processo nella fase dell’attraversamento del confine, fase spesso caratterizzata da stereotipi, usi politici e spettacolarizzazione

Il confine: un concetto in movimento
L’attraversamento “strutturale” dei confini
La narrazione e la rappresentazione
Quando un confine fa la differenza
Conclusioni

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