Abstract

Abstract Scopo dell’articolo è quello di sottoporre a verifica empirica la relazione esistente, per i paesi africani, tra l’espansione fiscale e l’instabilità politica. Studi condotti precedentemente da Cuzàn e altri, applicati ai paesi ispano-latini, avevano dimostrato la forte presenza nei tessuto sociale di forze politiche destabilizzanti a seguito di manovre fiscali espansionistiche. Ciò perché la stabilità politica di un governo dipende, in grandi linee, dal consenso popolare di cui godono i policy-makers e da come, in ultima analisi, le risorse sono allocate nel paese. L’ipotesi in questione è stata stimata attraverso un modello econometrico in cui l’instabilità politica, misurata dalla frequenza di scioperi, proteste, rivolte e attacchi armati, è messa in relazione con le seguenti variabili indipendenti: la spesa pubblica, come proxy dell’espansione fiscale, la popolazione, la ricchezza del paese e la quota di spesa pubblica destinata ad armi e settore militare. Contrariamente alle attese, i risultati a cui tale ricerca perviene contraddicono quelli ottenuti da Cuzàn riguardo ai paesi ispano-latini, e mostrano come una politica fiscale espansionistica o un incremento nel PIL procapite diminuisce il rischio di una instabilità politica, cosi come contrariamente la crescita demografica o l’aumento delle spese militari favorisce il crearsi di conflitti socio-economici che spesso sfociano in manifestazioni di rivolta contro la leadership di governo.

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