Abstract

Il contributo analizza, attraverso una prospettiva isolana ed ecotonale, la persistenza della dipendenza alimentare degli arcipelaghi d’Oceania e il fiorire di eterogenee spinte emancipatorie che propongono un modello che consenta ai propri abitanti di decidere del proprio cibo, sistemi di produzione e approvvigionamento. Dopo un approfondimento del processo di colonizzazione gastronomica del continente liquido – iniziato con gli europei, portato avanti come strumento di dominio e proseguito nel tempo secondo formule indirette di esercizio del potere – finalizzato a tracciare quei tratti comuni alla storia del paesaggio edibile oceaniano, l’articolo propone l’analisi di alcune opere artistiche, selezionate per il loro carattere di denuncia alla colonizzazione alimentare delle isole. Grazie alla peculiare prospettiva dall’isola che ne caratterizza la cifra stilistica, queste voci stanno creando un terreno fertile per la nascita di una nuova arena politica, attraverso cui esercitare la propria visione di futuro e sollecitare politiche che portino a compimento un processo di decolonizzazione mai conclusosi.

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