Abstract
A partire dallo scritto poetico Infanzia nel diorama, il presente lavoro indaga il nesso tra fascinazione dello spettacolo, che presenta gli animali nel loro habitat ricostruito, e scrittura quale perno attivo intorno al quale ruota la poetica dell'infanzia di Grünbein rispetto al disincanto del mondo adulto. Alla luce dell'immedesimazione con l’animale del fanciullo non ancora alfabetizzato, si evidenziano paralleli tra il bambino e l’adulto disincantato – uno dei nonni aveva lavorato per anni al mattatoio di Dresda. La scoperta della scrittura, dovuta in parte al nonno paterno, porta il bambino a riscattare una idea del vero già espressa da Baudelaire: una rappresentazione dei vissuti interni del soggetto atta a riparare tutto quel dolore animale causato dall’uomo scrivendone e rivolgendosi al bambino nel lettore capace di compassione e identificazione verso quelle creature che non hanno e non ebbero voce.
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