Abstract

A distanza di 40 anni dalla Legge 180/1978 che ha riformato la psichiatria in Italia, vengono esaminati alcuni suoi punti centrali per valutare quanto di fatto siano stati attuati: il superamento del concetto di pericolosità, la limitazione alla cronicità istituzionale, la attenuazione dello stigma, la centralità del lavoro sul territorio e la collocazione del ricovero ospedaliero all'interno dell'ospedale generale. Emerge il mancato raggiungimento di questi obiettivi, per limiti intrinseci alla legge, per limiti profondi nel mondo psichiatrico nel costruire nuovi modelli e per una difficoltà a costituirsi come interlocutori forti all'interno di una gestione della Sanità sempre più frammentata e ospedalizzata.

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