Abstract

Questo articolo si basa su un caso etnografico di “rafforzamento della governabilità” messo in atto da una ONG internazionale nel municipio indigeno di Todos Santos Cuchumatán, Guatemala. Attraverso l’intreccio tra le voci dei funzionari delle ONG e quelle della popolazione locale, cerco di mettere in luce le implicazioni di alcuni malintesi concernenti le forme egemoniche di percepire l’alterità maya, implicite nel multiculturalismo neoliberista, la nuova forma di governance adottata nel Guatemala post-guerra. L’articolo prende in considerazione una performance democratica che mette in luce una appropriazione rituale indigena del discorso dello sviluppo, risultante in un processo di acculturazione/resistenza. Ciò che emerge è una riflessione su come la leadership maya si ridefinisce come mediazione tra la ragione umanitaria della Cooperazione Internazionale, portatrice di risorse, e le logiche locali di potere e prestigio, dove risiede ancora la sua principale fonte di legittimazione.

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