Abstract
Nel contesto della Giustizia nazionale, la valutazione psico-sociale del rischio di recidiva degli autori di reato si basa principalmente sul giudizio clinico non strutturato, spesso portando a errori e inefficienze nelle risorse per il recupero e il reinserimento delle persone condannate. L'accento posto dalla comunità scientifica sull'importanza di procedure di "risk assessment" empiricamente validate ha spinto le organizzazioni a cercare strumenti migliori. Questo studio esplora l'applicabilità del Level of Service/Case Management Inventory (LS/CMI) tra gli autori di reato italiani. La versione italiana della Sezione 1 dello strumento è stata somministrata a 74 adulti italiani allo scopo di effettuarne una valutazione preliminare delle proprietà psicometriche. I risultati hanno evidenziato differenze significative rispetto al campione nordamericano, sottolineando variazioni culturali tra i "Central Eight", ovvero i fattori centrali che influenzano la valutazione del rischio. Nonostante alcune incongruenze nelle otto sottocomponenti dello strumento, il LS/CMI ha mostrato buona coerenza interna e validità convergente con la Psychopathy Checklist Revised. La regressione logistica binaria ha confermato l'associazione positiva tra il punteggio totale del LS/CMI e la probabilità di recidiva, indicando il suo potenziale come strumento predittivo. Questi risultati costituiscono un primo passo verso la validazione del LS/CMI italiano, sottolineando l'importanza di ulteriori ricerche longitudinali per migliorare l'affidabilità dello strumento e contribuire agli sforzi volti a ridurre la recidiva nel sistema penale italiano.
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