Abstract
La sentenza della Corte costituzionale 55 del 1968 sui vincoli di piano regolatore è una pietra miliare nella storia urbana dell'Italia repubblicana. Emessa a meno di un anno dall'approvazione della "legge ponte", segnò una pesante battuta d'arresto lungo il percorso, già accidentato, della riforma urbanistica. L'articolo ripercorre la vicenda giudiziaria che condusse al pronunciamento della Consulta, a partire dalla mobilitazione dei proprietari fondiari di Palermo per sottrarre i propri beni ai vincoli e alle limitazioni imposti dal piano regolatore approvato nel 1962. Dopo aver analizzato il giudizio costituzionale, si ricostruisce l'animato dibattito pubblico che la sentenza suscitò e si evidenziano le molteplici questioni sottese al pronunciamento della Corte, concentrandosi sul nodo politico del rapporto tra proprietà dei suoli e diritto di costruire, e sul connesso bilanciamento tra i principi costituzionali della tutela della proprietà privata e della funzione sociale che essa è chiamata a svolgere.
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