Abstract
Il saggio ricostruisce la cronistoria del rapporto che Rodolfo Wilcock ha avuto con la casa editrice Einaudi dagli anni Sessanta alla prima metà degli anni Settanta. Lo fa attraverso un esame attento del carteggio, costituito da poco meno di 300 carte, conservato presso l’archivio della casa editrice; un carteggio ricco di informazioni utili e che vede tra i corrispondenti, oltre a Wilcock, alcuni dei personaggi più illustri dell’Einaudi, quali: Italo Calvino, Davico Bonino e Paolo Fossati. Grazie a questo recupero e a questa analisi, un’analisi di puro taglio storico-editoriale, si svelano i retroscena di alcuni lavori celebri di Wilcock, la grande stima che nutrivano gli einaudiani per le sue doti di traduttore e lettore, e si scopre l’alto valore che per lui ha avuto proprio la traduzione, considerata non un secondo mestiere, ma una delle attività più nobili dello spirito.
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