Il giudice e lo storico. Per una storia della strage di Piazza della Loggia
Questo saggio ricostruisce la storia dei processi celebrati per la strage di Piazza della Loggia – 28 maggio 1974, otto morti e oltre cento feriti – legata – come altre tra il 1969 e il 1980 – alla strategia della tensione. Al tempo della guerra fredda, per la paura del comunismo al potere anche in Italia, i Servizi opposero il segreto politico-militare agli inquirenti, depistarono le indagini, ritardarono di decenni la condanna dei responsabili, esecutori materiali, fiancheggiatori, mandanti; molti rimasero impuniti. In quegli anni la magistratura e la cultura giuridica avvertirono un campo di tensione tra le logiche del processo penale, inteso ad accertare la responsabilità dei singoli imputati, e la verità storica, anche oltre i ‘vincoli’ processuali. Il giudice si fece ‘storico’; la sentenza 22 luglio 2015 della Corte di assise di apppello di Milano considerò le risultanze dello stesso processo come «prova» e collocò la strage nel suo «contesto». La ricerca del ‘perchè’ dello stragismo porto al ‘chi’, nell’«ambito storico-politico, ma anche in quello giudiziario»; il 20 giugno 2017 la Cassazione confermò la strategia processuale, rendendo definitive le condanne di Carlo Maria Maggi – ‘capo’ indicusso di Ordine nuovo – e Maurizio Tramonte – collaboratore dei Servizi – all’epoca esponenti della «destra radicale di matrice eversiva».
- Research Article
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- 10.1177/1750698017720255
- Jul 26, 2017
- Memory Studies
Despite the wide use of testimonies in collective memory of violent historical and political events, proper psychosocial studies addressing the process of becoming a testimony remain scarce. In the context of the massacre of Piazza della Loggia in Brescia, this study examines the biographical transition from victims to testimonies of people directly or indirectly involved in the event. Through the use of semi-structured interviews, 13 biographical stories were collected and analysed through qualitative methodology. Out of the four biographical transitions evinced by the results of this study and besides the scenario of a victim not becoming a testimony, the results highlight three different biographical transitions: the immediate transition from victim to testimony, transition as awareness, and transition as a process of knowledge. These three biographical transitions are summarized in three types of identity: ‘heroic testimony’, ‘civic testimony’ and ‘epistemic testimony’. The results are hence discussed in the light of the community practices of collective memory and psychosocial research on the testimonies.
- Book Chapter
- 10.1163/9789004259812_010
- Jan 1, 2014
During the procession of 1443, among the crowd witnessing the celebrations was a citizen of Brescia, by the name of Giacomo de Salis. Giacomo was much too upset to enjoy the spectacle and join in the festive mood. The night before, on the eve of the feast, he had received distressing news from back home. His young son, while running in the piazza della loggia in the newly reconstructed civic centre, had collided with a corner of a stone balustrade and injured his head. The grim news had shaken the unfortunate father. Seized by despair, he numbly attended to the festivities. That is, until the procession carrying the Cross reached him. He threw himself on his knees before the relic and prayed for his son's recovery. On the next day the doctors attending to the boy lifted the poultice on his head and found the tissue underneath clean, and healing.Keywords: Brescia; Giacomo de Salis; piazza della loggia; True Cross
- Research Article
- 10.1111/rest.12977
- Feb 6, 2025
- Renaissance Studies
Brescia, a city of Roman origins, became in 1426 a part of the Republic of Venice. Throughout the fifteenth and sixteenth centuries, during both war‐ and peacetime, the ruling class enacted deliberate strategies to re‐functionalize the city's Roman material heritage to convey political meanings that negotiated republican and imperial identities depending on current needs and shifts in the relationship with the Venetian rettori. Public spaces provided the perfect canvas to articulate political messages that helped Brescia find its place in the terraferma state without giving up assertions of its autonomy; in this sense, antiquarianism was configured not just as a cultural phenomenon, but (especially in times of warfare) as instrumental to defining the contours of the city's political identity. The graphic signs of this communicative policy can still be ‘read’ and deciphered today, having left the most visible evidence in the Platea Magna (now Piazza della Loggia). This article aims to analyse how epigraphs, frescoes, sculptures, and the urban fabric in general came to serve as the material tools through which Brescian civic identity was negotiated in public spaces, in constant conversation with the Republic of Venice.
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27630
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
Il libro che presentiamo è il frutto di un lungo lavoro compiuto da uno studioso ben noto e di alto profilo, autore di monografie ed opere di sintesi dedicate alla storia del diritto occidentale ed alla comparazione giuridica. Tre sono i fili principali di cui è intessuta la ricerca che porta il titolo sopra indicato: una storia del pensiero giuridico di ispirazione confuciana della Cina classica e moderna, un confronto con le vicende del pensiero giuridico occidentale nel quale si ravvisano inattesi parallelismi tra le due storie d’Oriente e d’Occidente, in terzo luogo una serie di riflessioni sull’auspicato ritorno a quella che l’autore definisce la concezione classica di entrambe le tradizioni.
- Research Article
- 10.33137/ic.v37i1.42108
- Nov 15, 2023
- Italian Canadiana
Il mio saggio riguarda Pietro Corsi, scrittore molisano di Casacalenda e il testo-documento, da lui scritto, Halifax. The Other Door to America (Halifax. L’altra porta d’America). Il testo, intenso, si colloca tra saggio e storia, racconta il passato del Canada ed è dedicato con amore al mitico molo Pier 21 di Halifax, l’Altra porta d’America. Scrittore italiano, Pietro Corsi ha vissuto sia per la cultura che lo ha, in qualche modo, formato, sia per le lingue (il dialetto molisano, l’italiano, l’inglese e lo spagnolo) tramite le quali ha svolto il proprio lavoro letterario. Pur avendo vissuto in diverse realtà culturali, quali Canada, Stati Uniti e Messico, Pietro Corsi può essere definito scrittore italiano a tutti gli effetti perché la sua identità italiana si dilata, si trasforma, valica i confini tradizionali e diventa capacità di imparare, di sfuggire al proprio passato e alle proprie ossessioni, allargando il proprio orizzonte culturale. L’autore affronta la tematica migratoria, di cui scrisse nel suo primo romanzo, La Giobba, un classico dell’emigrazione del secondo dopoguerra. Per lo scrittore il viaggio “per non morire” dura tutta la vita; la vita stessa altro non è che un viaggio lungo, lontano. Il perché di Halifax lo si trova proprio nella traversata dell’Atlantico, lo sbarco ad Halifax, il viaggio in treno fino a Montréal e l’inizio di una nuova vita, poiché per Pietro Corsi “ognuno parte per un dolore ricevuto, o per una speranza.” Halifax rappresenta proprio questo: la storia di ogni emigrante italo-canadese o italo-americano che in tempi passati è sbarcato al Pier 21, bussando a quella porta che ora chiamiamo Halifax, l’altra porta d’America.
- Research Article
- 10.63343/zv2485os
- Sep 1, 2019
- Salesianum
La cultura classica latina sviluppò una incessante riflessione sulla persona umana e sul destino dell’uomo. I Romani non provarono l’ebbrezza mistica dei Greci e degli Orientali, ma percepirono chiaramente la vicinanza occulta della divinità, e posero le premesse di quella “humanitas” che viene intesa come conquista del mondo interiore e affinamento dell’uomo. Cicerone sviluppò la ricerca religiosa e dichiarò che il creato è retto dal “sommo dio”; il filosofo Seneca affermò che libertà e giustizia ricavano fondamento dal diritto umano e divino, che non c’è distinzione tra uomo e uomo, e quindi la schiavitù non esiste in natura. La percezione di un Dio unico, dal quale dipendono tutti gli uomini senza distinzione, si rivelò valida premessa per la recezione del messaggio evangelico.
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27623
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27618
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27615
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27619
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Journal Issue
- 10.54103/2464-8914/2024
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27627
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27630
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27625
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27628
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
- Research Article
- 10.54103/2464-8914/27621
- Dec 23, 2024
- Italian Review of Legal History
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