Abstract
Intorno alla metà degli anni ’60 Antonio Porta e Romano Ragazzi collaborano sperimentando le possibilità offerte dall’ibridazione di linguaggio poetico e linguaggio pittorico. Si tratta di un episodio significativo, che, per quanto meno noto rispetto ad altre analoghe esperienze condotte nell’area della Neoavanguardia, permette di cogliere alcune sfaccettature della fase di fervente sperimentazione attraversata da Porta a quell’altezza. Nel presente contributo si ricostruiscono quindi la genesi e la cronologia delle opere e si propone un’analisi del processo e degli esiti della collaborazione, situandola nel pieno della fase di apertura di Porta a forme verbo-visive, un momento decisivo nella sua traiettoria creativa. Parole chiave: Antonio Porta, Romano Ragazzi, poesia visiva, poesia verbo-visiva, Neoavanguardia.
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