Abstract
In his tale entitled The Nameless City, Howard Phillips Lovecraft includes unspecified «paragraphs from the apocryphal nightmares of Damascius» among the «fragments» of the «cherished treasury of daemoniac lore» of the protagonist In the present essay, I suggest that there is a connection between this unusual reference and a note in the writer’s Commonplace Book, which refers to the notice by Photius (Bibl. cod. 130) on a lost work by Damascius that nowdays is generally referred to as Paradoxa and assumed to consist of a variegated collection of extraordinary stories and facts. I, therefore, delineate a general presentation of the testimony by the Byzantine Patriarch (very probably only indirectly known to Lovecraft), upon which I attempt to bring into focus the motivations that led the Providence to make the writer insert the name of Damascius in the fantastic plot of his story.
Highlights
Scritto e pubblicato per la prima volta nel 1921 e modificato negli anni successivi, The Nameless City si impone, nell’ambito della produzione letteraria di Lovecraft, come il racconto che inaugura l’elaborazione del tema narrativo oggi noto come il Mito di Cthulhu2
Attirato da un vortice di sabbia provocato dallo spirare del vento, egli penetra in un altro antro, in cui riconosce un tempio più grande
In una nota di questo interessante saggio, Bauzou collega in modo diretto il riferimento a Damascio contenuto in The Nameless City a un frammento della già ricordata Vita del filosofo Isidoro, riportato nel cod
Summary
Come è noto ai lettori di Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), nel racconto The Nameless City si riscontra un singolare riferimento a Damascio («Damascius»). Scritto e pubblicato per la prima volta nel 1921 e modificato negli anni successivi, The Nameless City si impone, nell’ambito della produzione letteraria di Lovecraft, come il racconto che inaugura l’elaborazione del tema narrativo oggi noto come il Mito di Cthulhu. Insieme all’idea di una mostruosa civiltà pre-umana che dominava la terra in un tempo immemorabile e che torna a minacciare l’umanità, compare per la prima volta la figura immaginaria del poeta arabo folle Abdul Alhazred, inquietante personaggio che Lovecraft, nella sua successiva produzione letteraria, avrà cura di mettere a fuoco, presentandolo come il depositario e la vittima dell’orrenda sapienza di entità più antiche dell’umanità, autore del famigerato Al Azif – opera più nota con il titolo di Necronomicon – e adoratore di Yog-Sothoth e Cthulhu. In queste pagine spenderò alcune considerazioni sulla genesi e sul senso del riferimento lovecraftiano a Damascio, guardando al dato bibliografico che vi è sotteso e alle dinamiche della sua trasfigurazione letteraria nella trama del racconto fantastico dello scrittore americano
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